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LUCIANO MARCHINO RECENSISCE "NATI PER AMARE"
04 Giugno 2018
Nati per amare
deterioramento e riattivazione della pulsione affettiva
di Giorgio Piccinino
Mimesis Edizioni 2016
Con questo titolo Piccinino si assume, sin dal principio la responsabilità di un punto di vista preciso sullo scopo della vita e sul suo interrogativo principale: perché esistiamo? Il sottotitolo, deterioramento e riattivazione della pulsione affettiva è a sua volta preciso, conciso e ineludibile. Per chi aderisca all’ approccio somatorelazionale si tratta infatti dell’argomento centrale di ogni azione terapeutica e di ogni intervento di counseling: ristabilire una qualità di vita che meriti di essere vissuta. Condivido pienamente questo titolo che pone l’intervento terapeutico in una luce precisa e in una prospettiva ben più ricca e stimolante rispetto a molte forme di intervento terapeutico che sembrano porsi in un’ottica più realistica, quella di ripristinare un funzionamento di base ri-adattivo ma, in egual misura rinunciatario e fallimentare. Senza amore val forse la pena di vivere? Scrive Massimo Ottolini:
Se hai imparato ad Amare ed essere Amato,
non puoi più tornare indietro.
Puoi solo essere un’onda
Che contagia chi ti sta accanto.
Ogni altra forma esistenziale patisce infatti di una menomazione essenziale: il privilegio di sentirsi con-nessi in un rapporto di reciprocità inclusiva. Io e l’altro resi uno dal riconoscimento reciproco: senza di te non posso vivere. Se le mie parole vi hanno indotto a pensare a un’ennesima declinazione di un paradigma buonista me ne scuso perché il libro tratta di ben altro.
Piccinino rappresenta un unicum nel panorama della psicologia contemporanea sia per la molteplicità delle sue esperienze personali e professionali che per la ricchezza dei suoi riferimenti scientifici e letterari ma, soprattutto, perché è un uomo generoso di sé e, addentrandoci nella lettura, ce ne rendiamo rapidamente conto.
Mio papà è un uomo forte, onesto, sempre pulito e ben rasato, “a posto”, come dev’essere un impiegato di banca degli anni ’50. È esigente e burbero, spesso intransigente e duro, eppure benevolo. È un uomo concreto, sobrio, molto ambizioso, vuole sempre progredire nella vita. E poi siccome mi vuole bene desidera che anch’io faccia sempre meglio e di più [……….. ] Vuole vedermi al sicuro nella vita, ben accasato, lui dice così, e sereno. Non gli importa che io sia felice perché per lui la felicità coincide sempre con la stabilità economica, e sarebbe già abbastanza.
Mio papà è così, almeno nel mio ricordo e nel mio immaginario, che ormai, a tanti anni dalla morte, coincidono. Ma non è sempre stato così. Ci sono stati anni in cui per me non era così, anni in cui era semplicemente “il nemico”.
Il tempo perduto capitolo di apertura del suo bellissimo libro ci tocca subito profondamente, ci con-muove come se dicesse: questo sono io, vuoi accompagnarmi? Ho delle cose che vorrei condividere con te. Sin dalle prime pagine Giorgio non si sottrae al compito fondamentale di ogni relazione terapeutica: esserci, essere presente con la propria umanità, in prima persona, senza occultarsi dietro un sapere presunto e presuntuoso che, frapponendosi tra il paziente e il suo terapeuta, ostacola e spesso impedisce che la relazione umana costituisca il cuore della relazione terapeutica che diviene, in tali condizioni, senza cuore. E non sono poche le scuole di pensiero che ritengono l’emozionalità uno sgradito fattore di disturbo in campo terapeutico, in fondo, pensano costoro se non ci fossero le emozioni a complicare tutto la vita sarebbe più semplice e potremmo muoverci nel mondo alla luce di una razionalità non disturbata dalle interferenze emotive!
Io non lavoro sui sogni, in fondo ho qualche difficoltà a riconoscere all’oniromanzia una concretezza scientifica, ma voglio riferire il sogno che mi portò un giorno una paziente e che cambiò la sua vita.
Nel sogno si trovava a casa sua, coi suoi due figli e il più grande, terrorizzato, le puntava contro un disintegratore. Voltandosi la paziente vedeva, al suo fianco un robot, perfettamente identico a lei nelle forme, nei modi e nel tono di voce il cui obbiettivo era però di distruggere i suoi figli. Serena, chiamiamola così, cercava in tutti i modi di spiegare ai figli che lei era la loro madre, quella vera, quella che li amava e li aveva amati sin dal primo giorno. Ma il robot riusciva ogni volta a portare argomenti altrettanto convincenti anzi più convincenti. Serena si rese conto che non avrebbe potuto farcela, la pura razionalità del robot avrebbe finito per sopraffarla. A quel punto provò un dolore immenso perché se il figlio l’avesse disintegrata lei non lo avrebbe più potuto amare e difendere e il robot li avrebbe distrutti entrambi compiendo così la propria missione. Fu allora che una lacrima di dolore prese a scorrerle sul volto. Fu il segnale necessario, senza esitazioni il figlio diresse il disintegratore contro il robot e fece fuoco.
Non solo siamo nati per amare ma siamo nati per cogliere le emozioni e la loro autenticità.
Ma Giorgio non è uomo da menare il can per l’aia. Il secondo capitolo titola: Breve riassunto degli argomenti principali. È un’introduzione, argomento per argomento ai temi che verranno trattati nel libro, una dichiarazione d’intenti, un contratto col lettore chiaro e definitivo: questo è quanto ho da dire, se cercavi altro lo troverai altrove. E comincia a rassicurarci sulla molteplicità e sull’abbondanza de suoi riferimenti, da Bauman a Zoja a Capra, a Deleuze e Guattari (da citare sempre, rigorosamente in coppia), a Gibran a Del Giudice, amico comune recentemente scomparso.
Nel testo troveremo una ricchezza di fonti di cui questi non sono che i primi nomi ma non dobbiamo temere una rassegna e uno sfoggio di saperi dietro cui l’Autore possa trovare un comodo rifugio. Piccinino si espone sempre in prima persona: dichiara, mostra, descrive, riporta, sempre presente e palpitante come possiamo facilmente immaginarlo nella relazione terapeutica di cui ci offre un sostanzioso assaggio nella parte dedicata alla psicoterapia di gruppo in cui si fa protagonista insieme al suo paziente Duilio (da Duilio Loi, un pugile dei nostri tempi famoso per la sua capacità di incassare colpi durissimi senza lasciarsi abbattere).
Ma di quale interesse può essere questo libro per chi segue il metodo somatorelazionale, in fondo Piccinino “appartiene” ad un’altra disciplina, con la quale corre buon sangue, anzi ottimo, ma al tempo stesso un’alterità metodologica che pochi cercano di conciliare.
Un paio d’anni or sono insieme a lui e ad uno sparuto gruppo di colleghi ben intenzionati, cercammo di trasformare questa alterità in un potenziale sinergico per la riconciliazione dei paradigmi. Denominammo questo gruppo E.R.O.S. ovvero Energia, Relazione, Organismo, Società. Venivamo tutti da metodologie terapeutiche diverse dalla neuropsichiatria alla psicoanalisi all’analisi transazionale alla biotransenergetica alla biosistemica alla gestalt, all’analisi reichiana, all’ analisi bioenergetica ed avevamo in comune la dimistichezza con un lavoro personale ad orientamento psicocorporeo. L’obbiettivo era di riconciliare visioni e metodi che nel tempo si erano reciprocamente distanziati non a causa di divergenze metodologiche inconciliabili ma, io credo, a causa delle “caratteristiche” personali dei rispettivi capiscuola.
Siamo nati per amare va letto, a mio avviso in questa luce: cosa posso apprendere da un metodo di psicoterapia e di counseling diverso dal mio? Per noi counselor e psicoterapeuti somatorelazionali il libro va letto con questo sguardo e con il piccolo sforzo di sostituire una visione ristretta con una di più ampio respiro.
Cominciamo a considerare la simmetria tra i cinque diritti fondamentali di Lowen e le quattro pulsioni, altrettanto fondamentali descritte da Piccinino. Da un lato i diritti di esistere, di avere bisogno, di esplorare (simbiotico), di essere autonomo, di imporsi e di amare pienamente. Dall’altro le pulsioni: sopravvivere, appartenere, conoscere e evolvere, autorealizzarsi. Cogliete qualche somiglianza? A ben vedere all’A.T. farebbe difetto solo il diritto di amare pienamente che il libro di Piccinino, insieme al precedente Amore Limpido (Erickson,2010) colma sapientemente.
Si chiede l’Autore: Ma se in principio c’è la gioia perché soffriamo? Risponderà in molti modi, tra l’altro citando il fisico quantistico Emilio Del Giudice:
“Qui viene la grande contraddizione [….] perchè la società si è costruita con sue leggi che non sono la conseguenza delle leggi della biologia, sono le leggi dell’economia che sono ben diverse. Allora ci insegnano […] che il principio della saggezza per l’economia è la competizione che è l’esatto contrario della risonanza[…]La legge della biologia richiede la cooperazione, la legge dell’economia richiede la competizione, quindi l’economia è intrinsecamente un fatto patologico[…] La specie umana non ha mai avuto la possibilità di formarsi perché per formarsi i suoi componenti devono risuonare fra loro [….] finchè esiste un regime fondato sulla competizione fra gli esseri umani il problema della salute e della felicità non potrà essere risolto”
Il ritorno alla condizione tribale precedente alla società contadina e all’accumulo di beni su cui si fonda l’economia è evidentemente impensabile e comunque è nel qui e ora della relazione terapeutica che siamo chiamati a trovare soluzioni e l’Autore lo fa offrendo con semplicità profonda e riccamente documentata la propria prospettiva e indicando Come la natura umana sfiorisce, quali potrebbero essere gli Obbiettivi evolutivi, oltre l’emergenza e portandoci a constatare che la ferita fondamentale è quella dei non amanti.
Ho imparato molte cose da questo libro, tanto sull’Analisi Transazionale che sull’importanza di restare col paziente e di non forzarlo, frenarlo o pretendere di condurlo verso la terra promessa anche quando, lo dice il titolo, la terra promessa è un territorio dell’anima ben descritto e preciso, un territorio dell’essere se stessi che non può risolversi se non nella capacità d’Amare. Un territorio raggiungibile solo attraversando (Transizione) il deserto emozionale in cui talvolta ci troviamo. Alla perdita dello stato di grazie, ampiamente descritto in un antico testo sapienziale, ha fatto seguito l’introduzione della legge che regolasse l’Esodo e il ritorno alla condizione di gioia e d’amore. L’Analisi Transazionale, nella versione dell’Autore, disegna mappe, procedure e percorsi, in particolare di gruppo, per tornare ad amare, a partire dall’amore, così difficile, per chi originariamente sembra averci ferito (e talvolta lo ha fatto davvero), i nostri genitori.