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EMILIO DEL GIUDICE: L’ANIMA PASSIONALE DELLA RAGIONE SCIENTIFICA
02 Dicembre 2019
L’esperienza clinica finisce sempre per sorprendere chi la pratica.
L’impianto teorico della medicina, sorretto dalla biologia molecolare, non può spiegare gli eventi a cui assiste ordinariamente un terapeuta. Di questo non ci stupiamo perché se allarghiamo lo sguardo, osserviamo che lo stesso apparato teorico non può spiegare neanche l’evento della vita e delle sue multiformi manifestazioni. Per esempio, La passione, che guida la ricerca del vero scienziato, è un evento fisico che resta al di fuori dell’oggetto dell’osservazione della scienza. Esistono scienziati però che hanno deciso di includere nel campo degli “osservabili” anche gli eventi soggettivi.
Emilio Del Giudice era uno di essi e tra loro probabilmente il più consapevole.
Questo libro è il frutto del lavoro di alcuni dei suoi amici, tre fisici, un terapeuta e la vedova di Emilio, psicoterapeuta. L’intenzione è stata quella di mettere insieme il lavoro teorico decennale che Emilio ha fissato negli innumerevoli articoli scientifici pubblicati ma che non ha mai voluto organizzare in un insieme coerente che però, come emerge dalla lettura di questo libro, c’è. Assieme alla messa a fuoco teorica di eventi come la scoperta della fusione fredda e delle basi fisiche della omeopatia, Emilio si è dedicato anche al tentativo di gettare le fondamenta della spiegazione fisica degli eventi mentali: l’origine e lo sviluppo della struttura psichica umana.
Le risonanze terapeuta-paziente che le neuroscienze riducono a eventi seriali a guida chimica “causa/effetto”, trovano finalmente una solida base teorica - dentro la cornice della teoria quantistica dei campi - che esclude l’isolamento dell’oggetto osservato e, a differenza delle conclusioni teoriche della scuola di Copenaghen di Niels Bohr, ne afferma comunque la conoscibilità scientifica: la realtà osservabile in fisica si converte così da oggetto a relazione. L’universo naturale si trasforma: da oggetto di studio passivo diventa una relazione fluttuante attiva e oggettiva.
Questo lascito prezioso di Emilio nei capitoli del volume viene messo in relazione alla pratica terapeutica, alla ricerca scientifica e alla teoria della conoscenza. Leggendo le pagine di questo libro apprendiamo come siano state scoperte le basi strutturali della psiche e la loro necessaria relazione dinamica all’ecosistema che, naturalmente, include i corpi che le producono. La psiche è un processo dinamico collettivo. Da questa tesi deriva una fondamentale critica positiva alla psicodinamica del profondo.
La psicoanalisi contemporanea soffre la mancata sintesi delle contraddizioni che la afflissero nelle fasi del suo primo sviluppo all’inizio del 900. I termini come “castrazione simbolica” e “individuazione” che spesso disorientano il profano anche se dotato di cultura medio-alta, fanno pensare più a all’evirazione spirituale e all’isolamento piuttosto che a termini positivi che riguardano il processo di sviluppo autonomo dell’individuo nella sua crescita. Ciò accade perché in effetti la psicoanalisi nella sua forma teorica originale sviluppata da Freud, costella i pazienti di una mancanza esistenziale originaria “naturale” che successivamente si trasforma nel desiderio mosso solamente da una sorta di privazione ontologica, dalla mancanza del piacere: un “disagio della civiltà” mutuato dal “principio di morte” o “del nirvana” che Freud credette essere il motore della coazione a ripetere del masochista. Principio ineludibile approdato successivamente alle sintesi lacaniane sulla ineluttabilità della nevrosi.
Ma Nelle mani di Emilio il principio del nirvana si trasforma, nella sua giusta prospettiva storica, in ciò che il nome evoca: una pienezza che giunge al desiderio non più a partire dal vuoto ontologico del bisogno e della mancanza ma dalle modulazioni del piacere: il piacere di vivere. Però, necessariamente, il piacere di vivere non deve essere scardinato dalla premessa scientifica che il soggetto non può essere mai isolato. Ecco così che nasce la precondizione che, perché possano essere vissuti, il piacere e il desiderio che ne consegue, devono per forza della loro stessa natura, essere condivisi con gli altri. Così il desiderio narcisistico rivolto solo a se stesso, per realizzarsi nella sua totalità deve diventare un desiderio per gli altri, pena la trasformazione del piacere in una mancanza, un bisogno che necessita di essere soddisfatto ma privo di una struttura psichica autonoma capace di sostenere il piacere del soddisfacimento e che, al contrario, punta disperatamente e continuamente solo e soltanto al desiderio (e alla mancanza) altrui.
Partendo da premesse scientifiche (la risonanza di fase nella materia condensata e il principio della non isolabilità), Emilio così recupera il pensiero di Wilhelm Reich restituendolo al presente della critica psicologica, della biologia, della fisica e anche della sociologia.
Queste tesi infatti si incardinano in una critica stringente della struttura sociale prodotta dal capitale, esplicita nella denuncia dell’uso degli investimenti istituzionali e della guerra ed implicitamente rivolta a tutte le pratiche “psichiche” individuali che convergendo verso un desiderio opportunistico ed egoista non possono che approdare alla sofferenza e alla mancanza nella solitudine. L’incapacità di abbandonarsi alla natura del proprio corpo la cui controparte psichica è un desiderio incolmabile e coattivo pari al supplizio del mito di Tantalo in cui l’umanità rischia di scivolare irreparabilmente è forse il più nefasto risultato della millenaria attività contronaturale dell’uomo necessaria per la sopravvivenza della specie. È proprio in relazione a questa reale dinamica storico-sociale e non ad un principio naturale che Freud ha avuto ragione nel “sentire” la morte che cova dentro gli individui.
Questo è il motivo per cui Emilio Del Giudice torna a dirci – lo avevano già fatto altri - che la riconquista del naturalismo passerà solo e soltanto attraverso la realizzazione di un vero umanesimo.
Leggendo questo importante testo un terapeuta ha l’opportunità di approfondire la consapevolezza della sua pratica.
Enrico Chiappini
Giovedì 12 dicembre 2019 alle ore 18, alla libreria Oldradek di Milano (via principe Eugenio 28, per avere ulteriori informazioni, vai al sito della libreria cliccando qui) Antonella De Ninno, che ha lavorato alla fusione fredda con Emilio Del Giudice e Carlo Rubbia, presenta il libro "L’anima passionale della ragione scientifica".